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Covid e nebbia mentale: qual è il rapporto?

Si parla tanto negli ultimi tempi delle possibili conseguenze dal punto di vista psicologico del Covid. Anche dopo diversi mesi dalla guarigione, infatti, alcuni pazienti sperimentano sensazioni di confusione mentale, di ansia o di mancanza di concentrazione. Si tratta di quella che viene chiamata con il nome di nebbia mentale. Gli esperti si sono chiesti da che cosa possa derivare tutto questo e hanno scoperto che le conseguenze psicologiche non sarebbero determinate dall’attacco diretto del virus nei confronti del cervello.

La risposta immunitaria ha un ruolo determinante

Secondo le ultime ricerche sull’argomento, quello responsabile del Covid non sarebbe un virus capace di danneggiare le cellule del cervello. Anche se il coronavirus può entrare in questa area del nostro corpo, non sarebbe in grado di replicarsi nel cervello o di attaccare, danneggiandoli, i tessuti e le cellule.

Gli studi effettuati sulle conseguenze psicologiche del Covid hanno messo in evidenza che la nebbia mentale sarebbe il frutto di un’infiammazione determinata dalla risposta del sistema immunitario nei confronti dell’infezione.

Gli esperti hanno analizzato il fluido cerebrospinale di alcuni soggetti che erano stati contagiati, rilevando che alcune cellule del sistema immunitario producevano delle vere e proprie sostanze che potenzialmente risultavano tossiche nei confronti delle cellule del cervello.

Una condizione che sembra reversibile

Le analisi sembrano però evidenziare che le sensazioni che caratterizzano la nebbia mentale in seguito al Covid non costituirebbero una condizione irreversibile. Non è però ancora chiaro per quanto tempo la confusione mentale e l’ansia possono presentarsi in seguito alla guarigione.

Una ricerca svolta nel 2021 ha ad esempio osservato che una gran parte di guariti dal Covid aveva dei disturbi di tipo neurologico o cognitivo anche per un tempo di sei mesi in seguito all’infezione.