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Scarlattina nelle scuole italiane, cresce il numero dei casi: il consiglio dei pediatri

Si presti attenzione alle manifestazioni nei bambini – newssalute.it

Sono in aumento i casi di scarlattina in Italia fra i bambini. Ma cosa consigliano i pediatri?

Dopo il calo registrato per gli effetti della pandemia da Coronavirus, ora si torna a parlare di scarlattina, con una crescita del numero dei casi fra i bambini. La scarlattina è un fenomeno da non trascurare e da curare per tempo, onde evitare il sopraggiungere di complicazioni.

La fascia maggiormente interessata, per come rilevato, è quella che va dai due agli otto anni d’età. Il calo si era fatto sentire negli ultimi 3 anni, ma ora si torna a parlarne, e a parlare dell’iter da seguire, visto che è una malattia esantematica particolare.

La scarlattina, i dati in salita e cosa fare

La scarlattina è una malattia esantematica generata dallo Streptococco beta-emolitico appartenente al gruppo A. Viene trasmessa attraverso muco e saliva e la sua circolazione in qualità di patogeno è ripresa a tutti gli effetti in seguito al venir meno delle restrizioni anti-covid. Per la scarlattina vi è l’obbligo di segnalazione dei casi, anche se manca un registro nazionale a riguardo.

Si preannuncia con mal di gola e febbre, e vi si aggiunge poi la colorazione, prima biancastra e poi rossa, della lingua. Inoltre si nota la comparsa di macchioline caratterizzate da un rosso intenso. Esse cominciano ad apparire sul torace, si estendono poi alla zona inguinale, e alle ascelle. Per come si accennava, è una malattia che differisce dalle altre esantematiche.

I primi sintomi con cui la malattia si manifesta sono febbre e mal di gola – newssalute.it

Le peculiarità della scarlattina e come trattarla

Infatti, la scarlattina non ha un vaccino. Una volta che si è avuta la malattia, il fatto di averla avuta non costituisce un fattore immunizzante come accade per morbillo e varicella. Cosa consigliano quindi i pediatri? Innanzitutto il tampone alla comparsa dei primi sintomi descritti. Parliamo del tampone faringeo rapido che se positivo, dovrà portare ad iniziare una terapia antibiotica.

Sul punto, la Prof.ssa Susanna Esposito, ordinario di pediatria presso l’Università degli Studi di Parma, avverte di come non vi siano motivi d’allarme al riguardo, ma che sia importante sottoporsi subito al tampone ed intraprendere (in caso di esito positivo) la terapia antibiotica entro e non oltre 10 giorni, così da evitare il sopraggiungere di complicanze.

Tra questi si potrebbero avere ascessi e reazioni immunomediate. Ciò può portare a reumatismi, artrite post-streptococcica, cardite (infiammazione tessutale del pericardio, la membrana che attornia il cuore), glomerulonefrite (infiammazione dei reni, in particolare nella zona dei glomeruli renali).