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Post Covid: ecco l’organo che viene messo più a repentaglio

Donna indossa la mascherina in pandemia - Fonte Pexels
Donna indossa la mascherina in pandemia – Fonte Pexels

Sono passati ormai più di due anni dal primo caso di Covid e ad oggi emergono ancora dettagli allarmanti. Ecco l’organo che viene messo più a repentaglio.

Gli ultimi studi sui pazienti che hanno contratto il Coronavirus hanno mostrato che c’è un organo in particolare che rischia grandi complicazioni.

Di recente uno studio della UK Biobank ha esposto quali sono i rischi maggiori corsi dai pazienti guariti dal Covid. La funzionalità di un organo in particolare infatti può essere messo a repentaglio anche dopo il decorso della malattia. Ecco quale.

Covid, qual è l’organo che rischia di più

Sono stati esaminati i dati relativi a a ben 53.000 pazienti, di cui più di 17.000 hanno avuto il Covid tra marzo 2020 e marzo 2021. Di questi alcuni (circa 2.700) sono stati ricoverati per l’infezione, mentre altri per problemi scatenati da altre cause.

Medico reparto Covid - Fonte Pexels
Medico reparto Covid – Fonte Pexels

Analizzando il decorso della malattia gli esperti hanno scoperto che i pazienti ospedalizzati avevano un rischio più elevato di avere un coagulo nel sangue (ovvero una trombosi venosa) con possibili rischio di sviluppare insufficienza cardiaca o un ictus.

Un dato semplicemente allarmante che mostra come il cuore possa essere un bersaglio particolarmente colpito dal virus, anche dopo la guarigione. La maggior parte delle diagnosi infatti è arrivata anche 30 giorni dopo l’infezione, dimostrando dunque che il famoso “long Covid” non si basa solo su problemi come dolori alle articolazioni e stanchezza cronica, ma può avere anche conseguenze peggiori.

Problemi cardiovascolari post-Covid: i dati raccolti

Secondo i dati raccolti, dunque, i pazienti ospedalizzati – quelli che dunque hanno manifestato i sintomi più problematici – hanno una probabilità 27 volte maggiore di sviluppare problemi cardiovascolari.

Medico - Fonte AdobeStock
Medico – Fonte AdobeStock

Di questi la maggior parte ha sviluppato un’insufficienza cardiaca, mentre altri sono risultati a forte rischio ictus. Inoltre è stato riscontrato anche il rischio di fibrillazione atriale era 15 volte superiore, quello di pericardite ben 14 volte superiore e infine di avere un infarto ben 10 volte superiore. Anche i decessi tra i pazienti guariti sono più elevati – si parla di una soglia di probabilità circa 118 volte superiore rispetto a chi non ha avuto bisogno del ricovero.