Covid 19: un paziente su tre con depressione a tre mesi dalla guarigione
Dopo il ricovero per Covid, un terzo dei pazienti, in un periodo di tempo successivo a tre mesi dalle dimissioni, continua ad avere dei sintomi depressivi. Non ci riferiamo esclusivamente alla depressione, ma anche ad altri disturbi, come l’insonnia, l’ansia e la sindrome da stress post traumatico. A spiegare questo problema è stata una nuova ricerca messa a punto dall’Ospedale San Raffaele di Milano, i cui risultati sono stati pubblicati su Bran, Behavior and Immunity. Nello specifico è stato osservato che la depressione è collegata in modo stretto allo stato di infiammazione nelle forme più pesanti della malattia.
I risultati dello studio
Secondo le analisi che sono state effettuate, comunque, i pazienti reagirebbero alle terapie, sia dal punto di vista psicologico che da quello farmacologico che attualmente sono a nostra disposizione. In particolare lo studio ha permesso di analizzare la presenza di eventuali sintomi in 226 pazienti, con un’età media di 58 anni, dopo tre mesi di ricovero in ospedale per una forma intensa della malattia conseguente all’infezione da coronavirus.
È stato visto, sulla base delle osservazioni, delle interviste e dei questionari realizzati, che il 36% dei casi riscontra dei sintomi di una certa entità dal punto di vista clinico ad una distanza di tre mesi dal trattamento in ospedale. Un paziente su tre, quindi, soffre di disturbi di questo tipo.
Nello specifico sarebbero maggiormente le donne ad essere interessate da questi disturbi. Lo studio ha permesso di osservare una relazione specifica tra come risponde il sistema immunitario, lo stato di infiammazione nell’organismo e la presenza di sintomi di depressione.
I disturbi e le difficoltà
Si parla quindi di una minore capacità di memoria, di ridotte capacità di concentrazione, ma anche di difficoltà nel coordinamento psicomotorio. Delle difficoltà che sono presenti anche nel corso della convalescenza. Secondo gli esperti, anche grazie al fatto che si cominciano a capire i meccanismi che stanno dietro questi disturbi, diventa più efficace scegliere nel modo più adatto le cure, sia psicologiche che farmacologiche.