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Riso bianco: tutte chiacchiere, ecco perché fa male

No al riso bianco – Fonte AdobeStock

Sapevate che mangiare riso bianco non è poi così salutare come crediamo? Ecco perché mangiarlo fa male.

Quando andiamo al supermercato dobbiamo prestare maggiore attenzione alla qualità che acquistiamo.

Il riso è uno degli alimenti principe della nostra tavola, dal momento che si tratta di un cibo piuttosto versatile – a volte anche più della pasta. Possiamo realizzare risotti, mangiarlo ad insalata o anche in bianco con un filo d’olio e il parmigiano se non vogliamo eccedere con i condimenti.

Bisogna prestare però molta attenzione alla scelta della qualità di riso da acquistare. Al contrario di quel che crediamo infatti il riso bianco non è così salutare come crediamo, parola di esperto!

Riso bianco, ecco perché perché fa male

A fare il punto della situazione è il professor Franco Berrino, che in via del tutto provocatoria afferma: “quando bollite il riso bianco raffinato, da un punto di vista nutrizionale […] potete buttare via anche il riso“. Un modo per dire che purtroppo il tipo di lavorazione per ottenere questo alimento lo rovinano, per cui sarebbe preferibile scegliere altre qualità.

Il riso bianco fa male – Fonte AdobeStock

Sono 5 le fasi a cui viene sottoposto il riso una volta raccolto, che non è commestibile in questa forma: il cereale viene infatti sbramato (ovvero si tolgono le lamelle vegetali che avvolgono ogni chicco), poi si sbianca per togliere gli strati periferici, si spazzola per eliminare i residui della fase precedente.

Successivamente si lucida in modo da dare ai chicchi un aspetto più “gradevole” e infine viene brillato – ovvero si cosparge di talco e glucosio per renderlo più brillante (in questa fase si perde anche la vitamina B1). S’intuisce che purtroppo tutti questi processi lo impoveriscono, rendendolo un alimento tutt’altro che completo – in fin dei conti a quel punto contiene solo amido.

Riso, quale dovremmo mangiare

Esiste però un’alternativa decisamente migliore al riso bianco, ovvero quello integrale – che si ottiene limitandosi a sbramare i chicchi – ed evitando processi come la lucidatura e quella successiva per farlo brillare.

Riso integrale- Fonte AdobeStock

Senza queste fasi infatti mantiene circa il 6-8% di proteine, l’80% di glucidi e il 3% di grassi. Si conservano inoltre le vitamine, essenziali per poterlo definire davvero salutare e più “completo” dal punto di vista nutrizionale.

In questa forma il riso diventa importantissimo per le sue proprietà antinfiammatorie e, anzi, se si ha la possibilità si dovrebbe scegliere quello biologico – per evitare anche la presenza di eventuali pesticidi che il chicco “normale” potrebbe assorbire prima di essere raccolto.

Claudia Anania

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