Coronavirus: il confronto con i dati di Sars e Mers

I dati relativi al coronavirus spaventano, considerando che nel giro di poco tempo i contagi da questo nuovo virus hanno superato i casi relativi all’epidemia di Sars nel 2003. Infatti i casi di contagio del nuovo coronavirus attualmente confermati ammontano a 5974, mentre nel giro di nove mesi i casi di Sars raggiunsero diversi anni fa il numero di 5327. Ma alcuni esperti, nonostante questi dati, spiegano che non bisogna fare allarmismi. Ecco perché.

Il confronto con i dati di Sars e Mers

Ciò che bisogna considerare quando parliamo del nuovo coronavirus, che ha fatto registrare anche due casi nel nostro Paese, è il confronto con altre due epidemie recenti. Stiamo parlando della Sars e della Mers, la sindrome respiratoria mediorientale.

Queste malattie hanno avuto una diffusione nel corso di un passato non molto lontano e hanno determinato la morte di molte persone. Bisogna però considerare il dato relativo alla mortalità delle epidemie in questione. La percentuale nel caso della Sars è stata del 10% (con 813 morti su 8400 casi), mentre nel caso della Mers la mortalità registrata è stata del 30% (con 858 morti su 2500 persone contagiate).

È essenziale quindi considerare anche i dati relativi al coronavirus attuale, anche se, lo ricordiamo, si tratta di informazioni che vanno prese con cautela, visto che l’unica fonte è quella relativa ai media della Cina. Si parlerebbe infatti di una mortalità che supererebbe di poco il 2%.

Gli esperti dicono che non bisogna allarmarsi eccessivamente

Per questo motivo gli esperti sostengono come non ci sia la necessità di fare degli allarmismi e che la situazione non sia ingestibile per il momento. Secondo alcuni esperti, infatti, potremmo considerare ad oggi più pericolosa una polmonite rispetto al nuovo coronavirus.

Spiega Matteo Bassetti, presidente della Sita, che si assiste a numeri limitati, in maniera particolare se confrontati con un’epidemia di un virus influenzale qualsiasi, che determinano l’insorgenza di milioni di casi in pochi mesi. L’esperto spiega che la polmonite batterica, che è la prima causa di morte in Occidente, causa 11000 morti solo nel nostro Paese ogni anno.

Inoltre sempre in Italia ogni anno muoiono 5000 individui per ragioni che sono da collegare a complicanze respiratorie determinate proprio dall’influenza.

Redazione

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