L’infarto intestinale è una patologia molto grave che si verifica a seguito di una insufficienza acuta della perfusione o dell’occlusione delle arterie e delle vene mesenteriche. Queste ultime sono, semplicemente, i flussi sanguigni venosi e arteriosi che si trovano all’interno dell’intestino. Pertanto, l’infarto intestinale è identificabile come la necrosi di un tratto di intestino. L’infarto è diviso in due tipi: l’infarto intestinale del tenue e l’infarto intestinale colico.
I sintomi e le manifestazioni più importanti che possano identificare al meglio la presenza di un infarto intestinale sono molteplici e ognuno di questi può essere l’indicatore anche di altre patologie e malattie. Pertanto, i sintomi necessari dell’infarto intestinale sono i seguenti:
Generalmente, gli indicatori più validi da prendere in considerazione in caso di infarto intestinale sono proprio gli ultimi: il quadro clinico dell’addome acuto si presenta attraverso meteorismo, diarrea e vomito, accompagnati da dolori o gonfiore addominale.
Se è vero che il termine infarto, seppur correlato all’intestino, indica la necrosi di un tratto che sia oggetto di analisi, allo stesso tempo questa morte è determinata da numerose cause, che possono essere o meno occlusive. Generalmente, la necrosi di un tratto dell’intestino è data dall’occlusione di vene o arterie intestinali. Tra le principali cause ci sono l’occlusione di vene o arterie e cause non occlusive:
Se in molti casi l’infarto al miocardio può essere silente e portare i pazienti a sopravvivere, l’infarto intestinale evolve in decesso nel 100% dei casi, attraverso peritonite o stepsi. In base al momento specifico in cui viene diagnosticato, l’infarto intestinale va trattato in un determinato modo, al fine di salvare il paziente attraverso un trattamento di emergenza.
Se viene identificato quando è ancora in fase precoce (entro le 6-8 ore da quando è entrato in atto) ed è causato da un’occlusione, che sia essa venosa o arteriosa, è possibile trattare l’infarto intestinale attraverso la somministrazione di farmaci trombolitici e anticoagulanti. Se causato, invece, non da un’occlusione ma da un’insufficienza cardiaca che porta a un apporto ematico non necessario, i medici intervengono attraverso procedure che possano aumentare il livello di sangue nella zona interessata.
Quando l’infarto intestinale viene diagnosticato in maniera tardiva, invece, si procede attraverso l’intervento chirurgico, che possa portare alla rimozione dei tessuti intestinali intaccati: durante l’intervento, insieme alla rimozione delle parti già colte dalla necrosi, i medici provvedono anche alla rimessa in circolo del sangue in modo corretto.
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